L’inferno e il paradiso

Entrare in un luogo e già sapere cosa si troverà.

Questa la sensazione che avevo mentre attendevo Andrea Santoro e il fotografo di Repubblica, per andare insieme a vedere la situazione del sottopasso in cui la Protezione Civile, in accordo con la Giunta Alemanno, ha allestito un ricovero per l’emergenza freddo, per gli ultimi tra gli ultimi.

È il posto in cui sono stati portati ieri sera (27/2) i 28 ragazzi somali che non hanno trovato posto nelle altre strutture in cui sono stati mandati i rifugiati sgomberati dall’ex ambasciata somala di Via dei Villini, dopo lo stupro di una ragazza (gli stupratori sono stati prontamente individuati grazie alla collaborazione dei rifugiati somali presenti).

Nel sottopasso vivono una cinquantina di persone.

Persone che non hanno nulla se non un materasso e un paio di coperte.

Quando entriamo veniamo assaliti da un odore forte e acre di corpi, di promiscuità, di indumenti sporchi.

Nel tunnel non c’è luce, poca aria per non far passare il freddo, niente acqua (a meno che non piova), i bagni chimici sono all’esterno.

Come ogni giorno hanno portato il cibo, per 80 persone, un centinaio di panini e una ventina di piatti precotti, qualche bottiglia d’acqua.

Oggi i ragazzi somali non c’erano.

Alla radio ho sentito che dovrebbero essere stati sistemati in modo più dignitoso.

Resta il disagio per queste persone dimenticate da tutti. La loro storia viene alla luce solo perché si è incrociata un momento con quella dei rifugiati somali.

Due cose porto con me dal tunnel:

Mentre scattiamo le foto, il fotografo chiede a una persona di scansarsi perché gli faceva ombra, lui risponde: “Sono un’ombra da sempre”.

E una scritta sul muro sopra un letto: “Anche l’inferno può essere dolce se un paradiso non ce l’hai!!!”



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Una risposta a L’inferno e il paradiso

  1. marinella ha detto:

    Leggendo ho pianto dentro provando impotenza…fiutando gli odori che hai descritto…immaginando persone-ombre…che tristezza!

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